Chiesa di san Pietro in vincoli: la ricostruzione del XVIII secolo

Fino alla seconda metà del 1600 la chiesa non subì modifiche; solo con la nomina del nuovo commendatario, il Cardinale Marcello Durazzo (1630-1710) nel 1686, iniziò un nuovo periodo di splendore per la chiesa di San Pietro in Vincoli. Infatti a partire dal 1695 l'edificio fu oggetto di ulteriori ampliamenti e restauri che portarono ad aggiungere due nuove campate ed una nuova facciata (opera quest'ultima dell'architetto Bernardino Federici).

Secondo una nota di pagamento ritrovata nel libro dei conti redatto dal parroco Tommaso Piantanida, nel 1695, ai nuovi lavori di ristrutturazione partecipò anche il capomastro Andrea Nono. Questo personaggio, che intervenne nel 1730 alla progettazione della chiesa della Santissima Trinità a Crema ed all'edificazione dell'ala meridionale di palazzo Bondenti (poi Terni de' Gregorj), rimane in gran parte avvolta nel mistero; di lui si sa che fu di famiglia non si sa se cremasca ovvero immigrata, il quale esordì al principio del settecento come semplice "muratore" e, soprattutto, che morì all'età di sessantasei anni nel 1752. Risulta pertanto improbabile che la figura citata nel manoscritto del Piantanida (che, secondo i documenti nel 1695, avrebbe quindi avuto solo nove anni) sia la stessa che partecipò alla costruzione delle fabbriche cremasche.

L'aspetto interno verso gli anni settanta del xx secolo

L'aspetto interno della chiesa venne uniformato con l'uso di cornici in cotto e decorazioni in stucco. Gli altari delle cappelle laterali vennero provvisti di inferriate e la zona presbiteriale cinta da balaustra marmorea (fatta poi accomodare nel 1752 con "lire 52 e soldi 10 pagati a mormorini per aver pulita la balaustra").

Ma lo stato di conservazione della chiesa si deteriorò rapidamente se già alla metà del 1800 il parroco don Celestino Premoli la descriveva come "umida, fosca e coperta di umida e rustica tettoja". La zona absidale, le cui pareti riportano alcuni dipinti murali novecenteschi, era in passato caratterizzata da un catino poligonale, coperto da volta a vele. Questa struttura edificata nel 1856, venne abbattuta (seguendo i più rigidi principi del restauro filologico ottocentesco) nel novembre del 1972, per riportare l'abside alla sua presunta forma rettangolare, desunta da una planimetria settecentesca ritrovata dallo storico Riccardo Ghidotti nell'Archivio Parrocchiale. La demolizione della zona corale costrinse ad adottare una soluzione che prevedeva l'elevazione di un tamponamento in mattoni pieni "a vista simili a quelli del Duomo di Crema", in seguito intonacato. Tutta l'area presbiteriale era, fino a qualche decennio fa, recintata da una balaustra marmorea.

Il fianco destro prevede altre cinque cappelle: la quinta, dedicata in passato al Santissimo Sacramento, ora è occupata dalla cantoria dell'organo.

Il retro con l'abside ottocentesca, demolita nel 1969

 Ultimo aggiornamento: 06/09/2017
La chiesa di Madignano in una cartolina della metà del XX secolo
Cartolina della metà del XX secolo

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