Una serata di grande sport a Madignano: si è parlato di calcio giovanile

Con gli ospiti anche numerosi aneddoti

19/10/2019  - 835 letture     Polisportiva Madignanese

Ancora una serata di grande sport a Madignano come accade da ormai diversi anni. Tanti appassionati di calcio hanno raggiunto la sala comunale delle Capriate per assistere all’incontro promosso dalla Polisportiva Madignanese, in collaborazione con altre realtà associative di volontariato del paese e l’U.S. Pergolettese. Una bell’occasione di formazione sportiva per tutti e di aggregazione per Madignano, purtroppo, colta solo in parte dalla nostra Comunità…

Il calcio è ancora lo sport più bello del mondo?“ Questa la domanda, accattivante e allo stesso tempo volutamente provocatoria, che ha introdotto il tema della discussione: il futuro del calcio ed in particolare dei settori giovanili.

La serata patrocinata dall’Amministrazione comunale è stata condotta da Adriano Franzoni del Gussago calcio in collaborazione con Elisa Zizioli, ex calciatrice e capitano del Brescia calcio femminile, capace di vincere in carriera scudetto, coppa Italia e supercoppa. Una scelta che si è rivelata da subito azzeccata, bravi ad incalzare gli ospiti con domande precise per far emergere aneddoti e ricordi interessanti e a tratti anche molto divertenti.

Come sempre, ospiti di spessore e figure di primo piano del panorama calcistico nazionale e del giornalismo sportivo: Paolo Condò, scrittore, giornalista ed opinionista Sky, unico giurato italiano di France Football che assegna il Pallone d’oro; Ariedo Braida direttore sportivo di Milan e Barcellona; Luca Antonini, ex calciatore di Genoa e Milan, oggi procuratore sportivo; Angelo Carbone, ex calciatore, responsabile del settore giovanile del Milan e del settore femminile della Società milanese.

Tra il pubblico, oltre all’Amministratore Delegato della Pergolettese, Cesare Fogliazza, anche l’ex calciatore della Juventus, Raffaele Palladino.

Impossibile riportare tutti gli spunti emersi, tra questi ha però sorpreso la panoramica sui settori giovanili di riferimento di questi anni: il Barcellona e il modello Ajax.

Interessante l’intervento di Antonini, che dopo il ritiro dall’attività ha voluto approfondire dal vivo il “De Toekmost “ (il futuro), nome dato al settore giovanile dei Lanceri di Amsterdam, dove il primo aspetto a balzare all’occhio è stata la totale assenza dei genitori ad ogni allenamento e dove tutti gli atleti, bambini e ragazzi, adottano lo stesso schema e lo stesso modo di stare in campo in uso alla prima squadra. Un sistema attento anche ai dettagli come ad esempio abituare i giocatori della prima squadra a condividere i momenti del pranzo con i ragazzi delle giovanili e permettere a quest’ultimi, di “vedere” con i propri occhi l’obiettivo da raggiungere.

Angelo Carbone ha presentato la realtà Milan che, nonostante le difficoltà e le vicende societarie, è stata comunque in grado di lanciare nel professionismo tanti prodotti del vivaio rossonero, Donnarumma su tutti, ma anche Calabria, Cutrone, Petagna e Locatelli.

La cultura italiana delle giovanili è diversa da quella spagnola e olandese ma pur sempre di qualità ed in grado di formare talenti con un occhio di riguardo all’aspetto educativo.

Uno spunto che ha subito raccolto Ariedo Braida per evidenziare che oggi i ragazzi, quando vengono selezionati dalle società professionistiche, tendono a sentirsi già arrivati, con la colpevole responsabilità e complicità di dirigenti, procuratori e degli stessi genitori che vedono nella carriera dei figli l’opportunità di successo e bramosia di denaro, caricandoli di eccessiva pressione talvolta sin dall’età di 10/11 anni.

Gli ospiti

La conclusione di Braida è stata eloquente: “Oggi anche un cretino può avere successo, questo allontana i giovani dal sacrificio e spesso il mondo del calcio li porta fuori strada. Nei settori giovanili vanno insegnati prima di tutto la lealtà e la voglia di studiare. Quando ero al Milan in occasione dell’incontro per gli auguri di Natale, ricordavo ai ragazzi e alle loro famiglie quali erano gli obiettivi sui quali prestare attenzione: prima di tutto lo studio”.

Passando alla figura dell’allenatore, Condò ha messo in chiaro le differenze tra l’allenatore di squadre professionistiche e l’istruttore di squadre giovanili. Per Condò servirebbe separare le carriere, perché il primo persegue la vittoria a tutti i costi, il secondo deve puntare alla formazione completa del giocatore in quanto persona. La qualità di un allenatore professionista, ha continuato Condò, si misura dal palmares, ma la qualità di un tecnico delle giovanili dovrebbe essere puntare alla qualità e quantità di ragazzi da loro formati e lanciati nel campionato maggiore, con la capacità di saper instillare nei ragazzi un aspetto non secondario come il senso di appartenenza.

Carboni e Antonini hanno ripercorso le loro carriere personali, con ricordi dei tecnici delle giovanili, figure discrete, che sapevano far maturare i giovani, sia dal punto di vista tecnico che comportamentale.

Sollecitati da Elisa Zilioli, gli ospiti hanno poi parlato del calcio femminile, un movimento in crescita ma ancora lontano dalle attenzioni riservate all’estero. A Barcellona, in occasione di un match di Champions League femminile, Braida ha raccontato come allo stadio ci fossero ben 65.000 spettatori. La strada per il calcio femminile italiano non è più in salita ma certo è ancora lunga come confermato da Carbone quando, in occasione del recente primo derby milanese della storia del calcio femminile, le istituzioni hanno perso l’occasione di farlo disputare a San Siro, palcoscenico che una partita del genere avrebbe senza dubbio meritato.

La serata è continuata tra testimonianze di talenti affermati come Messi, conosciuto in prima persona da Braida o di Franco Baresi, compagno di squadra di Carbone, leader silenzioso ma capace di farsi rispettare con l’esempio in campo e fuori. Ma anche talenti affermati solo in parte, come Antonio Cassano, che Condò ha raccontato con diversi aneddoti della sua vita. Un calciatore inferiore solo a Messi e Ronaldo, ma che notorietà e successo hanno in parte limitato le enormi potenzialità tecniche.

Gli ospiti della serata

Appassionanti i racconti delle figure di allenatori affermati. Antonini ha raccontato come è bastato essere allenato una sola stagione da Carlo Ancelotti per apprezzare le sue capacità tecniche, umane e di gestione. Un discorso a parte meriterebbe l’appassionante racconto fatto da Condò dei rapporti tesi tra Mourinho e Guardiola. Una serie di aneddoti, tutti da ascoltare, che hanno mostrato i lati nascosti dei comportamenti e delle personalità di due tra i migliori allenatori del mondo.

Cosi come tutto ridere, in conclusione, sono le battute ironiche del Barone Liedholm raccontate con maestria e un pizzico di nostalgia da Paolo Condò e da Ariedo Braida, un bel modo per terminare la serata e per rispondere all’interrogativo di fondo.

Nonostante si sia perso l’aspetto romantico del calcio, di quando si giocava sotto casa, nelle piazze, nelle strade con le serrande dei negozi a fare da porte, vale la pena di dire che si … il calcio è davvero il gioco più bello del mondo!

 Sfoglia il fotoalbum della serata.

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